Chiese del territorio di Ala

La chiesa, casa di Dio e del popolo cristiano, la chiesa spazio del sacro, la chiesa luogo di incontro e di preghiera, la chiesa centro della storia e culla dell’arte, la chiesa baluardo e monumento della fede nei secoli.

“Chiese di mille tipi – come scriveva Guido Lorenzi – di sassi, di mattoni, di cemento, di ferro, di legno, chiese antiche e chiese nuove, spinte verso l’alto a simboleggiare il desiderio di raggiungere il cielo, oppure più basse e scure per dare al fedele la possibilità di trovare nel cuore quel Signore così difficile da scoprire nell’attimo del suo passaggio”. Ogni chiesa, fatta di pietre vive, con la sua storia, che è la storia della comunità cristiana che l’ha costruita spesso a costo di grandi sacrifici. Anche il popolo di Dio del Decanato della bassa Vallagarina conta sul proprio territorio numerosi edifici sacri a testimonianza di una grande fede e della volontà di fare comunità, di essere davvero fratelli dentro la stessa casa.

Li presentiamo di seguito con alcune brevi note storico/artistiche.

Fonti: “Ala storia e arte” (“Memores”, Edizioni Grafiche Fontanari, 2011) – “Chiese di Ala e Avio” (Luigi Delpero, Claudio Antonelli, Giuliano Baroni, Cassa Rurale Ala, Arti Grafiche Longo,1984 – Aldo Gorfer “terre lagarine” Apt Rovereto, Arti Grafiche Manfrini,1977).

Parrocchia di Ala

Chiesa parrocchiare di Santa Maria Assunta
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta

SANTA MARIA ASSUNTA/ Costruita su un terrazzamento da cui si gode una visione unica del centro storico, domina e protegge la città. È la parrocchiale, la chiesa maggiore di Ala. Sorta probabilmente come cappella del castello distrutto dai Castelbarco (XII secolo) è nominata per la prima volta a partire dal 1178. L’edificio sacro ha subito varie trasformazioni e consacrazioni (1468, 1561, 1708 e per l’ennesima volta nel 1929 dopo la ristrutturazione a seguito dei gravi danni subiti durante i bombardamenti della Grande Guerra) e nel 1670 si completò il campanile voluto dall’arciprete Buonacquisto. Recentemente la chiesa è stata sottoposta ad un corposo restauro conservativo. Sul portale barocco troneggia la statua di Maria Assunta, patrona della città. Entrando l’occhio cade sul maestoso altare maggiore (opera di Stefano Paina, 1755) in marmo di Castione e la pala (opera del veronese Giorgio Anselmi, 1752) raffigurante l’Assunzione della Madonna con i 12 Apostoli. Dello stesso artista scaligero l’affresco sulla volta dell’abside, arricchita negli anni Venti del ‘900 dagli affreschi del veronese Jemolo. La chiesa ha nove altari, dedicati a vari Santi (Lucia, Antonio…) in marmo policromo ricchi di decorazioni, statue e tele. Fra le numerose “chicche” d’arte il dipinto (attribuito a Sebastiano Gresta) di Sant’Antonio, l’antica tela della Madonna del Rosario di Felice Brusasorci (1583), la pala della Sacra Famiglia di Antonio Gresta, un antico reliquiario, un artistico Crocefisso, pregevole scultura del fiammingo Guglielmo Duschi, il sepolcro dell’arciprete Alfonso Buonacquisto (in sacrestia) e l’affresco, di notevole valore documentario, riproducente la città del Ala nel XVIII secolo, custodito nel piccolo museo parrocchiale (ex canonica)

Chiesa di San Giovanni
La chiesa di San Giovanni

SAN GIOVANNI/ Il sacro edificio, situato nella piazza a fronte del palazzo municipale, è dedicato ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, è stato costruito nel XIII secolo. La prima denominazione di San Giovanni in Laterano è fatta risalire alla presenza di un ospizio gestito da religiosi lateranensi. Riedificata e consacrata il 28 novembre 1501 la chiesa ha subito molte trasformazioni fino a quelle, rilevanti, del 1894, effettuate, purtroppo, con l’uso di pietra e materiali non adatti allo scopo. La facciata, neoclassica, è alta, stretta e ripartita verticalmente in tre elementi. Il campanile è sormontato daun curioso “cipollone”. All’interno, alle spalle dell’altare maggiore in marmo di Castione (opera di Domenico Sartori) si può ammirare la pala (attribuita al pittore Pasquale Ottino, 1610) raffigurante la Madonna con i Santi Giovanni Evangelista, Rocco e Sebastiano. Agli affreschi delle volte hanno lavorato in epoche diverse i pittori veronesi Orlando Fattori e Giorgio Anselmi. Alla chiesa è legato un tragico episodio del periodo della “caccia alle streghe. Nella sacrestia venne torturata e uccisa (31 gennaio 1636) la “strega dei Ronchi” detta “la Pomèra”.

Chiesa di San Francesco
La chiesa di San Francesco

SAN FRANCESCO/è il luogo di culto dell’ex convento dei Frati Cappuccini (oggi canonica parrocchiale) sullo “Spiaz” o “Spiass”, dal primo nome dato dai seguaci di San Francesco al luogo sul quale nel eressero dimora (1606) e chiesa. Luogo che nel corso dei secoli ha cambiato più volte denominazione: da piazza del Mercato, a piazza dei Cappuccini, a piazza Cantore fino all’attuale piazza Giovanni XXIII. La prima pietra del sacro tempio, dedicato a San Francesco di Assisi, è stata posta nel 1608 e la consacrazione data 1614. All’interno della chiesa, abbellita da altari e statue lignei, si trova la lapide che ricorda l’illustre passaggio (5 maggio 1782) ad Ala di Sua Santità Papa Pio VI di ritorno da Vienna. E’ opera del concittadino Dalla Laita la progettazione del portale esterno con le due caratteristiche colonne in marmo. Chiesa e convento hanno dovuto sopportare nel corso dei secoli le conseguenze di passaggi di truppe e di tante guerre, il saccheggio (Napoleone, 1809) di opere d’arte, libri e documenti, i danneggiamenti della Prima Guerra Mondiale e la parziale distruzione (bombardamenti aerei del febbraio 1945) nella Seconda, cui si pose rimedio con gli onerosi restauri fra il 1946 e il 1949.

La chiesa di San Giovanni in Bosco
La chiesa di San Giovanni in Bosco

SAN PIETRO IN BOSCO/ Situata all’ingresso sud (2km) della città la chiesetta è una icona di arte, storia e fede. E’ uno dei simboli in cui si identifica la città, un luogo dove mito e leggenda si intrecciano i si fondono in un paesaggio dal fascino unico. Immersa nel verde, lo storico edificio è stato immortalato da migliaia di obiettivi ed è finito sui sussidiari scolastici e sui libri di storia quale presunto luogo del matrimonio (598 dopo Cristo), come narra la leggenda, fra la regina Teodolinda e Autari, re dei Longobardi. Il sacro tempietto è uno dei più significativi esempi di architettura del romanico minore del basso Trentino. Nel corso dei secoli ha subito aggiunte, interventi e rimaneggiamenti e tuttavia la costruzione è riuscita a conservare nelle sue linee essenziali qualche cosa dello stile primitivo che la rende così unica e suggestiva. La chiesetta presenta un campanile a foggia ghibellina con fiancate in mattoni rossi, la cuspide in cotto veronese. Le bifore appartengono all’architettura romanica. Il portale protegge un affresco “Cristo in Maestà” del XIII secolo. Nel corso di lavori di restauro è stato portato alla luce un ciclo di affreschi raffiguranti “Storie di San Pietro” e “San Giorgio a cavallo che uccide il drago”. Oggi le pitture romaniche di San Pietro in Bosco costituiscono una eccezione assoluta nel contesto trentino. L’area attorno alla chiesa, usata come cimitero, è anche un sito di notevole interesse archeologico. Lì sono state trovate tracce della presenza romana, una pietra miliare del IV secolo, monete ed altri reperti.

STRÀ/ L’edificio sacro si trova nei pressi della stazione ferroviaria e sorge sul luogo di un antico capitello (XV secolo). Proprietà della famiglia Zambenetti passò all’inizio del 1500 alla famiglia Vasini. Il tempietto fu abbattuto nel 1858 e dieci anni dopo ne venne iniziata la ricostruzione su progetto di Luigi Dalla Laita. Vi si venera una antica immagine della Madonna venerata durante i terribili bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Una leggenda narra che “in epoca imprecisata tre ladri, penetrati nella chiesetta, avevano rubato gli ex voto e non contenti di ciò con chiodi o con punte di coltello scalfirono gli occhi e il volto della venerata immagine. Allontanatisi per spartire il bottino vennero colpiti da morte improvvisa”. Le scalfitture sono tuttora visibili.

SAN GIOVANNINO/ Sulla destra di Largo Vicentini si affaccia la chiesa di San Giovanni Nepomuceno cara agli alensi come “chiesetta di San Giovannino” per le sue dimensioni ridotte. Costruita fra il 1740 e il 1750 da Domenico Dal Maso, è un edificio a forma ottagonale e reca sopra il portale la statua barocca di San Giovanni e lo stemma della città di Ala. Danneggiata dai bombardamenti aerei degli alleati fu restaurata nel secondo dopo guerra. Sconsacrata in epoca recente ospita oggi la sede della Banda Sociale di Ala.

Il santuario di San Valentino
Il santuario di San Valentino

SAN VALENTINO/ L’antico edificio sacro sorge su un’alta rupe ed è uno dei più caratteristici santuari del Trentino. Dalla chiesa si può ammirare un ampio panorama sulla val Lagarina e sui monti che la fiancheggiano. La primitiva chiesa e l’annesso cimitero vennero consacrati (11 aprile1329) da fra Giovanni, Vescovo di Budua in Dalmazia ed è nota la leggenda che narra di un contadino e dei suoi buoi precipitati nello strapiombo roccioso senza riportare miracolosamente alcun danno. Entrando in chiesa, all’inizio della navata di sinistra, si notano numerosi ex voto posti dai fedeli in segno di devozione per la grazia in altrettanti episodi di infortuni, malattie o incidenti. Ricostruito verso la fine del XV secolo, il sacro tempio ha subito vari interventi di abbellimento (1574, 1648, 1763) e oggi presenta una struttura sobria e lineare, anche se mantiene evidenti segno di rimaneggiamento barocco. L’interno è a tre navate L’altar maggiore, barocco e di marmo colorato, fu fatto costruire nel 1664 con le “elemosine dei fedeli”. Sotto la statua lignea del Santo patrono è posta l’urna con le ossa del Santo. Numerosi sono i visitatori che salgono al santuario per le tradizionali feste del 14 febbraio e delle prime due domeniche di settembre. L’usanza di benedire la valle con le reliquie del Santo risale al 1645 allorché vennero portate da Ala per scongiurare una grave pestilenza. Agli eremiti che risiedevano nel priorato era affidata la custodia della chiesa. Annessa al Santuario c’è una attiva casa di ritiro e preghiera e al colle sale fra il bosco una suggestiva Via Crucis che inizia a Marani.

La chiesa di Marani
La chiesa di Marani

MARANI/La chiesetta di Marani, dedicata al Sacro Cuore, venne consacrata il 5 dicembre 1922. Instancabile promotore della stessa fu il sacerdote don Santo Perotto, originario di Bussolengo (Verona), che subito dopo la Prima Guerra Mondiale si era trasferito nella piccola frazione di Ala situata a ridosso delle trincee italiane. Con le generose offerte della popolazione l’edificio venne realizzato in contrada Cumerlotti, proprio accanto alla scuola elementare, che sotto la guida del sacerdote aveva riaperto già nell’anno 1920. La caratteristica festa patronale di giugno, prevede la rituale processione con la statua del Sacro Cuore, che viene portata a spalle attraverso le campagne con la benedizione delle 5 contrade dei Marani: Cumerlotti, Borgo General Cantore, Cumer, Soini e Prati.

PRABUBOLO ALTO/Da San Valentino si può raggiungere Prabubolo (menzionato in alcuni documenti già a partire dal XIV secolo), antica residenza estiva della famiglia dei Pizzini, ora di proprietà della parrocchia, abitato da numerose famiglie fino agli anni Sessanta con una scuola sussidiata che ha accolto alunni fino al 1957. La struttura ospita durante il periodo estivo ed in altri periodi dell’anno campi scout, soggiorni per anziani, per ragazzi e attività della parrocchia. L’edificio comprende anche una chiesetta dedicata a San Giuseppe dai tratti architettonici in stile neo-gotico e presenta sulla facciata una Madonnina benedicente.

CAPPELLE DI POZZO/ Masi e antiche residenze nobiliari (famiglie Taddei e de Pizzini) caratterizzano le tre località (Basso, Mezzo e Alto) di Pozzo tra i profondi solchi della Valle di San Valentino e della Val dell’Ala, residenze con cappella o chiesetta. Quella di Pozzo Basso, dedicata ai Ss. Simone e Giuda Apostoli, menzionata dal 1585, fu riedificata nel 1708 dal Taddei. La chiesetta del Rosario di Pozzo di Mezzo (de Pizzini) fu costruita e benedetta nel1886. E’ in neo gotico e fiancheggia il corpo vecchio della dimora con affreschi. E’ dedicata all’Immacolata la cappella (1725) annessa all’antica villa de Pizzini a Pozzo Alto. Sulla facciata lo stemma della nobile famiglia alense

MURAVALLE/ Costruita come il paese su una ripida radura terrazzata la chiesetta del pittoresco agglomerato di pendio di Muravalle a metà della valle dei Ronchi è dedicata alla Santissima Trinità. E’ stata benedetta nel 1720 e ampliata nel 1789. La parte absidale è fondata sulla rupe calcarea. Una graziosa fontana abbellisce la piazzola antistante l’edificio sacro che si riempie di fedeli durante la solenne festa della Santissima Trinità, ricorrenza che ogni anno cade la prima domenica dopo la Pentecoste. All’inizio del paese una croce di pietra collegata alla leggenda di un tesoro nascosto sulla montagna difronte.

La chiesa di Ronchi
La chiesa di Ronchi

RONCHI/Un antico luogo di culto per la comunità di Ronchi è datato fin dal 1498. Nello stesso luogo, dove oggi sorge la chiesa di San Lorenzo, un tempietto era il punto di ritrovo per i riti sacri. Ampliata ed edificata tra il 1890 e il 1895, fu consacrata dal Vescovo di Trento Eugenio Carlo Valussi il 23 settembre dell’anno 1895. L’interno, che presenta i lavori di una recente ristrutturazione e di un meticoloso restauro, è impreziosito dagli altari laterali, da una spaziosa abside frontale e da una pala in cornice di legno del XVIII secolo. Una lapide ricorda don Luigi Gallina, il curato che si impegnò nella costruzione della chiesa “vincendo le eseguità dei mezzi”. La solenne “sagra” di San Lorenzo ricorre il 10 agosto ed ancora l’annuncio della festa si tramanda con il tradizionale e popolare “campanò”, che ricorda agli abitanti della varie frazioni della valle l’importante appuntamento annuale.

La chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco

SAN ROCCO (SEGA DI ALA)/ Nel suggestivo ambiente naturale della Lessinia trentina, nella conca della Sega, sorge l’antica chiesetta dedicata a San Rocco, un edificio sacro che segue lo spartano stile dell’architettura di montagna con copertura in pietra. La costruzione del sacro tempietto, dove l’estate al suono di una campanella, malgari e pastori (oggi villeggianti e turisti) si radunavano per la Santa Messa domenicale, risale al 1734 e pare vi fosse annesso un ospizio. Dal 1756 ai Cappuccini di Ala fu affidato il servizio religioso, servizio ricambiato dall’amministrazione comunale con l’omaggio (regalie) di legna, prodotti caseari e denaro. Oggi il servizio religioso (luglio/agosto) è affidato alla parrocchia di Ala e alla manutenzione della chiesetta provvede un gruppo di volontari. 

Unità Pastorale San Paolo

La chiesa di Chizzola
La chiesa di Chizzola

CHIZZOLA/Fin dal 1218 si ha menzione di una chiesa (collegata al castello?) di cui non resta traccia. Chizzola fu eretta curazia nel 1604 e dal 1681 ha avuto un curato proprio. La prima chiesa dedicata a San Nicolò, con annesso cimitero, fu costruita nel 1319 alla Villetta e demolita quattro secoli più tardi (1783), vent’anni dopo la posa della prima pietra (1763) dell’attuale parrocchiale sempre dedicata al Santo patrono degli zattieri. Un primo restauro del sacro tempio è datato 1891, poi vennero riparati i danni causati dalle due Guerre Mondiali e, da ultimo, alla fine degli anni Novanta l’edificio è stato sottoposto ad un radicale ed impegnativo intervento conservativo che l’ha riportato all’antico splendore. All’interno della chiesa si trovano alcune opere del pittore Mattielli. La pala dell’altare maggiore, successivamente ritoccata con l’aggiunta di un cespuglio sulla sinistra del Santo, è opera dell’alense Giovanni Peschedasch.

SANTA CECILIA/Il sacro e antico edificio riveste un notevole interesse artistico e storico. Sull’architrave si può ammirare un’iscrizione quattrocentesca, l’altare è realizzato con marmi di Castione e la chiesetta custodisce nella conca absidale e sulle pareti preziosi affreschi di epoca medievale, assai vivaci per colori e iconografia, ritenuti vicini alla corrente giottesca veronese. La chiesa, considerata la sua strategica posizione, fu testimone con le case limitrofe diventato quartiere generale delle truppe della Serenissima, della guerra (1487) fra i Veneziani, guidati da Roberto da Sanseverino e i Tirolesi. Sconfitti a Calliano (10 agosto) iVeneziani protessero il territorio a sud fortificando la chiusa Chizzola-Serravalle. Nel secolo scoro la chiesetta venne utilizzata come sede di osservazione dall’Esercito italiano e infine usata come ricovero e bivacco militare. Dopo la prima (primavera 1923) e la seconda Guerra Mondiale è stata restaurata e benedetta.

SANTA LUCIA/La chiesa – dedicata alla santa martire di Siracusa, aveva annesso, alle origini, un ospizio tenuto da monaci (la tradizione dice Templari), successivamente divenuto convento (soppresso nel 1312) – fu poi custodita nel corso dei secoli da eremiti. Nel sottogronda corre un cordoncino di cotto e per raggiungere l’interno, sotto strada, bisogna scendere alcuni gradini. L’altare è appoggiato ad una parete che separa in due ambienti un’aula lunga e stretta. Nel primo, in basso a destra, si notano i resti di un affresco medievale (cavaliere ed altre figure), nel secondo altri affreschi medievali fra cui un volto dipinto nello strombo della finestrella romanica. Pitture del XVIII secolo si possono ammirare nell’aula, prima e dopo il muro.

La chiesa di Pilcante
La chiesa di Pilcante

PILCANTE/Dedicata a San Martino, la chiesa parrocchiale, la cui presenza è documentata fin dal 1319, è uno degli edifici sacri barocchi più belli del Trentino e di grande pregio storico, architettonico e artistico. L’edificio sacro è arricchito da un altrettanto imponente e maestoso campanile, sempre in stile barocco, con i singolari poggioli pensili e le cariatidi. Assoggettata alla Diocesi di Verona il paese diventa parrocchia dal 1450. L’attuale chiesa è il pregevole frutto di un radicale intervento eseguito (1737-1742) dal milanese Bernardo Tacchi. Nel 1600 la chiesa era dotata di tre altari in legno, tra i quali uno dedicato a San Martino, patrono dei traghettatori che a Pilcante, per secoli porto fluviale, erano di casa. Data invece 1776 il gruppo di San Martino scolpito sopra il portale d’ingresso. All’interno dell’edificio, sottoposto recentemente ad unaaccurata e minuziosa opera di restauro, si possono ammirare gli altari delle cappelle realizzati con i marmi policromi di Castione, i gruppi di putti che sorreggono le lampade, le pale e le preziose tele incorniciate di stucchi che decorano le pareti. All’inizio del 2000 anche l’antico e prezioso organo, sottoposto a completa revisione, è stato riportato al suo originario splendore e alla sua apprezzata funzione liturgica e concertistica.

La chiesa di Santa Margherita
La chiesa di Santa Margherita

SANTA MARGHERITA/La prima chiesa fu fatta edificare nel 1214 dal Vescovo Federico Vanga assieme alla torre a guardia di un ospizio (sulla strada imperiale nel luogo chiamato “Terabus” o “ad Fontanas”) con lo scopo di proteggere ed assistere i viandanti e di combattere ed estirpare i ladroni che infestavano la zona. La vecchia chiesetta, dedicata a Santa Margherita (donde il nome della ridente frazione), venne demolita e, sul luogo del vecchio ospizio, costruito l’attuale edificio sacro fra il 1854 e il 1857 consacrato l’8 agosto 1883. L’antica torre romanica a pianta quadrata funge da campanile. La chiesa, che ha uno stile misto fra barocco e neoclassico, è stata decorata nel 1945 dal pittore A. Mattioli.

La chiesa di Serravalle all'Adige
La chiesa di Serravalle all’Adige

SERRAVALLE ALL’ADIGE/La chiesa parrocchiale, dedicato ai Santi martiri Fabiano e Sebastiano, sorge su un terrazzo artificiale tra la canonica e la cappella (sconsacrata) del Crocefisso del XVII secolo. Un edificio di culto, in stile neoclassico, menzionato fin dal 1483 e ricostruito nei secoli successivi. L’attuale struttura però risale al 1800 e sulla lesena a destra del portale è scolpita l’iscrizione “benefattore A.S. 1894” a ricordo del consistente rimaneggiamento eseguito nel 1904 con la decorazione dell’interno. La volta del sacro tempio è stata decorata nel 1955 dal pittore Delaidotti, mentre gli affreschi dell’abside, raffiguranti una Madonna con Bambino, i Santi Fabiano e Sebastiano e la visione del paese ricostruito, con la chiesa, dalle rovine della guerra, sono opera (1922) di un artista veronese. Dietro l’altar maggiore marmoreo del Settecento (la chiesa ha tre altari) è opera pregevole di un pittore veneto di inizio secolo XVIII la pala raffigurante i Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco ed interessanti le statue degli Evangelisti nelle nicchie dell’aula.