Chiese del territorio di Avio

La chiesa, casa di Dio e del popolo cristiano, la chiesa spazio del sacro, la chiesa luogo di incontro e di preghiera, la chiesa centro della storia e culla dell’arte, la chiesa baluardo e monumento della fede nei secoli.

“Chiese di mille tipi – come scriveva Guido Lorenzi – di sassi, di mattoni, di cemento, di ferro, di legno, chiese antiche e chiese nuove, spinte verso l’alto a simboleggiare il desiderio di raggiungere il cielo, oppure più basse e scure per dare al fedele la possibilità di trovare nel cuore quel Signore così difficile da scoprire nell’attimo del suo passaggio”. Ogni chiesa, fatta di pietre vive, con la sua storia, che è la storia della comunità cristiana che l’ha costruita spesso a costo di grandi sacrifici. Anche il popolo di Dio del Decanato della bassa Vallagarina conta sul proprio territorio numerosi edifici sacri a testimonianza di una grande fede e della volontà di fare comunità, di essere davvero fratelli dentro la stessa casa.

Li presentiamo di seguito con alcune brevi note storico/artistiche.

Fonti: “Ala storia e arte” (“Memores”, Edizioni Grafiche Fontanari, 2011) – “Chiese di Ala e Avio” (Luigi Delpero, Claudio Antonelli, Giuliano Baroni, Cassa Rurale Ala, Arti Grafiche Longo,1984 – Aldo Gorfer “terre lagarine” Apt Rovereto, Arti Grafiche Manfrini,1977)

Parrocchia di Avio

La chiesa di Santa Maria Assunta
La chiesa di Santa Maria Assunta

SANTA MARIA ASSUNTA/L’Arcipretale del XVII secolo – ampliata nel 1912 – è un notevole complesso monumentale barocco, sorto su disegno del maestro comacino Giandomenico Visetti (prima pietra benedetta il 28 luglio 1651) e progetto del veronese Lessio Pellesina. E’ stata eretta sui resti di una precedente chiesetta dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano (1521) demolita nel 1652. Sopra il portale barocco, al centro della facciata barocca, vi è la nicchia con l’Assunta, mentre sugli spezzoni del timpano sono collocate le statue dei compatroni, i Santi Rocco e Sebastiano. Più in alto l’affresco, in nicchia, di S. Innocenzo. Originariamente si apriva una finestra centrale, chiusa quando venne collocato (1906) il grandioso organo raccolto in cassa (9 nicchie) dipinta. In quell’occasione ne vennero aperte due laterali, chiuse quando la chiesa fu ampliata. Il selciato e i pilastrini del sagrato, lo zoccolo di pietra attorno al basamento completano e accrescono il decoro esterno dell’edificio, Il campanile, eretto a ricordo della peste del 1575, fu sopraelevato nel 1706 e nel 1787. L’interno si adorna di un barocco solenne e sfarzoso, un prezioso scrigno d’arte contente stature, stucchi in gesso e malta (Angelo Sala, 1666), sfarzosi affreschi (Gaetano Casseri, 1913/14), altari marmorei (fratelli Benedetti di Castione) – dedicati all’Assunta, al S. Rosario, a S. Francesco, a S. Cintura, alle Sante Lucia e Apollonia, a S. Antonio e ai Santi Rocco e Sebastiano – ognuno con pala in tela. Stucchi e pitture anche nella cappella dell’Addolorata e una statua lignea di uno scultore gardenese che intagliò pure il pulpito. Del complesso monumentale sacro fa parte anche la vicina chiesa del Santissimo Sacramento eretta fra il 1820 e il 1850.

La Pieve
La Pieve

LA PIEVE/Presso il cimitero, allo sbocco della valle dell’Aviana sorge l’antichissima chiesa della Pieve, dedicata all’Immacolata. E’ la testimonianza più datata del Cristianesimo in bassa Vallagarina. Sembra sia sorta su un delubro (tempio) pagano ed è menzionata a partire dal 1145. Fu ampliata e consacrata nel 1402 e nel Settecento fino ad assumere le dimensioni e le caratteristiche attuali. Un tempo era pieve e decania foranea di Verona. L’abside ad archetti ciechi, rivolta ad Oriente come le basiliche, la facciata con un modesto protiro, la dolce armonia delle linee architettoniche, seppur deturpate da restauri e rifacimenti, ricordano la religiosità dell’arte romanica. Soprattutto il campanile (VIII secolo?) come dimostrerebbero i due capitelli preromanici della cella campanaria. La presenza d’un antico tempio basilicale (tracce di chiesa a tre navi) è stata accertata dagli scavi del 1891. L’interno dell’edificio, anche se più volte rimaneggiato, ha uno spiccato stile romanico di cui sono un esempio le capriate scoperte della navata principale, mentre le due laterali, a volte a botte con lesene e decorazioni floreali, denotano elementi gotici. Alcuni affreschi del XV secolo sono opera di artisti ignoti, mentre altri (Gesù entra a Gerusalemme, Annunciazione e Battesimo di Gesù) recano i caratteri della corrente giottesca del ‘300. La decorazione dell’abside è attribuita al Falconetto, al Farinati le Sibille della navata di sinistra. Il patrimonio della chiesa, saccheggiato nel corso degli anni da numerose incursioni di ladri d’arte, custodisce una “Pietà” di Guglielmo Emanuelli, primo scultore trentino, interessanti frammenti di un polittico del Quattrocento e un fonte battesimale a immersione, scavato in un unico blocco di marmo rosso (arte barbarica dell’VIII secolo).

MADONNA DELLA NEVE/L’antica chiesetta di Santa Maria di Monte Baldo) con annesso un piccolo romitorio è ricordata a partire dal 1307 ma non si conosce come, quando e perché scomparve. La nuova chiesa, di forma quadrangolare, fu costruita nel 1625 e consacrata due anni dopo. Ampliata e ristrutturata più volte (nel 1774 con l’aggiunta di un nuovo presbiterio a levante) era custodita dalla Compagnia della Concezione della Beata Vergine con sede presso la Pieve. La piccola statua di San Bernardo (1517) che vi si trova murata sarebbe un reperto della primordiale chiesetta alpestre. L’altare venne arricchito (1626) di una pala rappresentante la Madonna della Neve con ai lati San Giacomo e San Carlo, opera di Guielmus d. Poère Fiande. Nel 1896 fu collocata una nuova pala d’altare realizzata dal veronese Chiocchetti. La chiesa-santuario era molto venerata: il 5 agosto di ogni anno si svolgeva una lunga e partecipa processione con partenza dalla Pieve, processione che si concludeva con il giro delle “Quattro croci del Baldo”. L’edificio sacro, di proprietà del Comune, fu ceduto nel 1968 alla Parrocchia che aggiunse un nuovo edificio da destinare a colonia estiva per i giovani.

La chiesa di Sabbionara
La chiesa di Sabbionara

SABBIONARA/La comunità cristiana della frazione ai piedi dell’antico maniero dei Castelbarco che nel corso dei secoli aveva visto sorgere alcune piccole chiese, agli inizi del 1800 constata che l’antico tempio sacro di S. Bernardino era diventato ormai inadatto alle crescenti necessità religiose. Così nel 1835 furono avviati i lavori di costruzione della attuale bella e spaziosa parrocchiale, lavori che terminarono nel 1883 con la consacrazione (14 agosto) del sacro edificio, sempre dedicato a San Bernardino. Essa, tuttavia, aveva ottenuto il fonte battesimale fin dal 1865. L’edificio neoclassico mostra una facciata molto semplice e lineare, appena abbellita da alcuni elementi architettonici: portale a timpano, lunetta, quattro robuste lesene con capitello di tipo ionico, trabeazione e timpano del frontone. Il campanile venne completato nel 1888, la chiesa fu decorata nel 1924, nel 1933 rifuse le campane, nel 1938 completato l’altare maggiore, nel 1952 inaugurato l’orologio e nel 1963 eseguiti due dipinti sulle pareti laterali del presbiterio.

La vecchia (1457) chiesa di S. Bernardino, oggi edificio scolastico, sorgeva a levante della piazza vicino a quella attuale. Aveva un solo altare e una balaustra separava il presbiterio dalla navata, un campanile a ventola con una campana che passò a quello della nuova parrocchiale (1888).

Avvolta nel mistero è invece l’origine della chiesetta di San Vigilio in “agro” che, come la Pieve, appare legata alla prima cristianizzazione locale. Il primo documento che la ricorda è del 9 agosto 1203, ma questo non toglie che l’edificio preesistesse da lungo tempo. Più volte ampliata fu pressoché ricostruita nel XVIII secolo. L’atrio esterno richiama la sua antica funzione di riparo e ospitalità per in viandanti. Ha un solo altare e la statua della Beata Vergine è stata rubata qualche decennio fa.

La chiesetta di S. Domenico “in Campilio” (Campei) fu costruita dalla famiglia Brasavola de Massa nel 1749, benedetta nel 1762 e restaurata nel 1921. Sugli Atti Visitali del 14 maggio 1762 si legge che aveva “un solo altare ben ornato

Tra gli edifici che formavano il complesso interno al castello vi era anche una chiesetta dedicata a San Michele. Sorgeva nell’angolo sud-ovest del corpo residenziale. In questa cappella, nell’anno 1665, i Vicari dei Quattro Vicariati (Ala, Avio, Brentonico e Mori) giurarono fedeltà ai baroni di Gresta, entrati in possesso delle giurisdizioni castrobarcensi. Sui muri superiori vi sono resti di affreschi, consolidati e protetti negli anni Cinquanta.

La chiesetta di S. Carlo Borromeo “a Foss”, voluta dalla famiglia Meschini, e il campanile furono costruiti nel 1613 e consacrata nel 1616. Nel 1953 venne demolita la vecchia sacrestia. Nella chiesa si riunì, per la prima volta, il 14 febbraio 1620, il Consiglio della Comunità per decidere la costruzione della nuova arcipretale di Avio.

La chiesa del Vo' Sinistro
La chiesa del Vo’ Sinistro

VO’ SINISTRO/ La frazione aviense, anticamente legata alla navigazione sull’Adige, edificò una chiesa dedicata a San Nicolò, protettore dei naviganti, nella zona dove si trova il porto. Di questo antico edificio sacro rimangono ancora tracce del muretto di cinta del cimitero adiacente. L’attuale parrocchiale, sottoposta recentemente ad un pregevole restauro conservativo, è stata costruita nel XVIII secolo. Data 1756 l’inizio dei lavori e 22 settembre 1829 il giorno della consacrazione. L’edificio sacro è caratterizzata da una imponente facciata barocca. Durante l’ultima guerra la chiesa ed alcune case vennero minate e fatte saltare dai nazisti (29-30 aprile 1945) per bloccare la Statale del Brennero. L’abside crollò e per diverso tempo, fino alla ricostruzione della chiesa le funzioni religiose venivano celebrate in un garage. Una lapide all’interno del sacro tempio ricorda l’episodio. Le decorazioni interne (1950) sono del pittore veronese Bruno Mastacchi, l’organo di Pinchi di Foligno (1954); da ammirare la cantoria lignea ottocentesca ad intarsi. Nel presbiterio, ai lati dell’altar maggiore di marmo due grandi tele (fatte venire da Verona in zattera) di Giovanni Cagliari. La pala di San Nicolò con San Domenico e un marinaio (XVIII secolo) è in cornice di stucco. I due altari laterali marmorei sono fiancheggiati da due grandi statue di pietra su piedestallo. Gli stucchi (1827) sono di Saverio Tessara. Le porte laterali, di pietra rossa, sono lavoro tardo-barocco.

VO’ DESTRO/ La chiesa di San Giuseppe fu fatta costruire nel 1757 da don Antonio Turrini che, alla sua morte (1776) vi fu sepolto. Fu sottoposta a lavori di restauro nel 1896, nel 1912 e successivamente. La facciata settecentesca reca uno stemma sopra il portale, all’interno un altare di marmo con pala dipinta, fiancheggiato da due coretti con balaustra di legno.

MASI/La costruzione della chiesa della piccola frazione, dedicata a Santo Stefano, è datata 1899 e la benedizione dell’edificio sacro avvenne il 21 settembre di due anni dopo. L’altare di marmo bianco è attribuito all’opera dell’artista Sandri di Caprino Veronese. La pala dipinta da Luigi Peschedasch e trafugata da ignoti ladri d’arte, è stata sostituita dall’attuale eseguita da don Luciano Canessari. I notevoli lavori di restauro conservativo del 1983 hanno interessato il tetto, le finestre e la tinteggiatura esterna.

La chiesa di Mama d'Avio
La chiesa di Mama d’Avio

MAMA D’AVIO/La chiesa parrocchiale dei santi Valentino e Vincenzo Ferrer, ispirata da due Padri Domenicani in missione presso l’arcipretale di Avio, fu costruita nel 1747 e dedicata a San Vincenzo dal nome del legatario Meschini, la cui vedova contribuì con disposizione testamentaria ad un corposo finanziamento dei lavori. Solo più tardi sarà chiamata di San Valentino. L’edificio ha forma rettangolare con aggiunto presbiterio e, di lato, la sacrestia. L’altare in marmo rosso e bianco (1767) è dello scultore Domenico Sartori di Castione, la pala del veronese Zorzi. Il 28 agosto 1924 è stata posta la prima pietra per la costruzione del campanile terminato nel mese di aprile dell’anno successivo, campanile che nel 1927 venne dotato di cinque campane. Contemporaneamente fu restaurata la chiesa e le decorazioni sono opera di Bruno Mastacchi e Viscardo Carton.

La chiesa di Borghetto
La chiesa di Borghetto

BORGHETTO/E’ dedicata a San Biagio la chiesa parrocchiale del centro in riva all’Adige. Un edificio di stile barocco con elegante portale e orologio nel fastigio. Costruito attorno al 1538 e benedetto nel 1541 il sacro tempio fu ricostruito nella forma attuale fra il 1743 e il 1752. L’interno, piacevolmente barocco, è adornato da sette dipinti in cornice di stucco del XVIII secolo. L’altare marmoreo laterale di sinistra accoglie la pala raffigurante i Santi Luigi e Francesco, commissionata nel 1782 dalla Società dei carradori di Borghetto, è opera dell’artista alense J. Antonio Pellegrini. In fondo, sopra il portale, si può ammirare una tela con l’Adorazione dei Magi e sul pavimento due pietre tombali (1772) dei “confratelli e consorti del SS Sacramento”. Ai lati dell’altar maggiore marmoreo barocco sono collocati due dipinti settecenteschi e due tondi coevi ai lati della statua della Madonna in nicchia. La decorazione è dei comaschi Vittorio Manzoni e figlio (1921) e l’organo (XIX secolo) di Livio Tornaghi di Monza. L’attuale pavimento in marmo è degli anni Settanta.

SAN LEONARDO/L’attuale edificio sacro, prospicente la statale, sulla cui facciata spicca la scritta “Ecclesia S. Leonardi in Sarnis”, fu costruita nel 1835 dalla famiglia de Gresti sulla parte absidale romanica (simile a quelle di San Pietro in Bosco e della Pieve di Avio) dell’antica chiesa conventuale, già menzionata nel lontano 1202. Nel 1215 chiesa e annesso ospizio vennero affidati ai monaci Crociferi il cui stemma (anno 1506) è visibile sopra la porticina dell’abside. Nella sacrestia una lapide ricorda i privilegi concessi alla chiesa da Papa Benedetto XIV. L’altare di marmo e la pala che rappresenta San Leonardo sono del XVIII secolo. Sotto il pavimento del presbiterio è pota la tomba della famiglia dei Marchesi Guerrieri Gonzaga, proprietaria della tenuta. Due lapidi ricordano la Marchesa Gemma e il Marchese Anselmo ed altre due la figura e l’opera della Marchesa Gemma a favore dei soldati della Prima Guerra Mondiale fatti prigionieri in Russia.